CERCARE, A VOLTE, GIOVA

 

 

A   Gi

 

Mi perdo nel verde suburbano,
dove incontro inattesi percorsi
di alacri formiche, ammirevoli.
E vengo a cercarti per prati e
nel tiepido bosco, ma invano:
oggi, purtroppo, tu non vuoi
esserci, penso, e io che perfino
ho giurato che so pazientare…
Sorride il ranuncolo in giallo,
dando il cambio al tarassaco,
che ormai danza nel grigio tutù.
Rassegnato, poi cerco rifugio
in un baretto da nulla, dimesso,
che gestisce ragazza cinese; lei
sembra una bimba, ma dice di
avere una bimba lei stessa, già di
tre anni compiuti, la sua piccola.
E quei vecchi che giocano a carte
mi riportano indietro alla storica
osteria gestita dai santoli – cari! –
in tempi remoti e pretelevisivi.
Poi, d’improvviso, mentre ancora,
lento, sorseggio il mio cappuccino,
davvero non troppo cinese, allora
(complice forse lo zucchero, o
forse magia della chimica?) Tu,
repentina, ecco, riappari: ci sei!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
CERCARE, A VOLTE, GIOVA

 

 

 
 
 
 
 

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Copyright © 2016 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

 

 

 

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MANGROVIA O PINETO, SEMPRE TU SEI

 

 

A   Gi

 

Sarebbe un po’ tardi, per gente “normale”,
cosa che io già da sempre non sono (lo sai),
ma ora dormire non serve, perché ci sei Tu.
Dormano dolci alla pari ed eleganti bancari!

 

Bevo, di solito, poco, ma stanotte brindo al
Futuro, che forse sarà latitante – per sempre.
Fuori, il merlo la canta alla grande, alla faccia
dei due pingui gatti del vicino, troppo obesi
per anche soltanto pensare di dargli la caccia.

 

E intanto, mi perdo nel fitto più fitto del bosco
e penso che è proprio qui che potrei ritrovarti,
sì, Tu, ninfa di boschi infiniti, che ami i rumori
di piogge in pineti da ben altri Poeti cantati;
Tu, linfa, qui per ravvivare stanchissime membra!

 

Tuttavia, non trovo ancora che il bosco sia fitto
abbastanza, per essere irreversibilmente irretito
nel dolcissimo amplesso dei tuoi lunghi rami,
che ovunque, incessanti, irrequieti mi cercano.
Dovrei forse inseguire fresche mangrovie, ma qui
troppo vicino non credo davvero che ne abbiamo.

 

Meglio ancora, vorrei Tu fossi una pianta carnivora,
ma di quelle voraci, così che potrei finire la vita
divorato, pezzo per pezzo, da Te, godendo beato:
perché sentirei, finalmente, di essere parte di Te!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
MANGROVIA O PINETO, SEMPRE TU SEI

 
 

* YouTube *“La pioggia nel pineto”, di Gabriele D’Annunzio – letta da Gianni Caputo

 
 
 
 
 

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BOSCO DI CAPRIOLI E BUCANEVE

 

 

A Denise

 

In una sera sapida di nebbia e fumo acre,
lassù dove la strada è un poco sgangherata,
siamo ritornati in quel famoso boschetto
buio dei nostri teneri promessi bucaneve.

 

Ne è scorsa dell’acqua da vecchie fontane
di paese (le poche rimaste) da lontanissima
visita, quando a passi lenti misuravamo
sorridendo i tanti anni che ci separavano.

 

Quando io ancora parlavo di benedette
acque e perfino di fede; e c’era la pioggia
e io mi incantavo ad ascoltare una voce
che percepivo come un miracolo, il tuo.

 

Ma una cosa di sicuro non è cambiata:
rimani ancora normalmente stupenda Tu
e non posso ancora oggi non paragonarti
– come già facevo – a Madonne di chiese!

 

All’improvviso, il caso ci ha regalato,
brevissima e tenue, una danza di caprioli,
troppo presto sfumata in acqueo sipario,
ma incancellabile da memorie dell’anima.

 

Poi quel caminetto, fatto apposta per Muse,
riscaldava più le tue membra che il mio cuore,
e il suo bagliore era lo stesso d’altri giorni
e Tu la stessa fulgida non scordabile visione.

 

E dopo, sotto quel provvido ombrello inglese
avrei voluto restare ancora a lungo lassù,
sulla collina di oche ed asini ad aspettare
il ritorno di quei tuoi promessi bucaneve.

 

 

 

PoetaMatusèl legge
BOSCO DI CAPRIOLI E BUCANEVE

 

 

* LINK *Clicca qui, per leggere ACQUA, LA TUA VOCE,
la poesia di cui questa è quasi una sequela…

 
 
 
 
 
 

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CUORE, COME CAMPO D’AUTUNNO

 

 

Il mio cuore è come questo campo
di ottobre, carico di pannocchie,
oasi tranquilla e priva di miraggi:
rassomiglia un lago invernale.

Eppure basta un nulla, l’accenno
di un rumore, di passi sulla strada,
per farlo fremere da parte a parte,
vedere in disordine passeri alzarsi

in volo scompigliato verso il prato,
per poi cambiare rotta d’improvviso,
girare verso il bosco senza meta
o incontro alla città, giù verso valle.

Ed altre volte ancora è uno stormo
tranquillo di colombe che sorvolano
la quiete ritornata nel mio campo.

 

 

PoetaMatusèl legge
CUORE, COME CAMPO D’AUTUNNO

 
 
 
 

COMMENT

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Da “I Versi dell’Airone” di Guido Comin PoetaMatusèl
Copyright © 2014 Albalibri Editore. All rights reserved.

 

 

 

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INUTILITÀ DELLA SPECIE

 

Foglie morte - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

Quante foglie abbiamo guardato – morenti –
cadere, pensando ai nuovi germogli di primavera,
la prossima? E quanti di quelli che foglie non erano
sono caduti nei fossi degli anni, per strade deserte?
Almeno le foglie, cadute, pestate, marcite in un bosco,
creano humus prezioso; ma un uomo, quando cade,
quando muore – un uomo – a cosa può ancora servire?

 

Tronco marcito nell'oasi Codibugnolo - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

Copyright © 2013 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

 

 

 

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