BORA DI GIORNI BEATI

 

 

A Norma V.

 

Il vento dell’est questa notte,
che sferza con cavi pennoni,
facendoli urlare di rabbia,
ricorda notti molto lontane
vegliate nel porto, a Trieste,
quando la bora incessante
spazzava l’Androna Baciocchi.
Anime in pena di monsignori
pullulavano in vuoti passaggi;
io sognavo biondissime figlie
di capitani di lungo corso;
e che il mondo prendesse
davvero una rotta migliore.
Oggi, i sogni ormai restano
rari e la vita si è ripresentata
di nuovo coi panni di prima:
una sera di semplice serenità
può consistere nel modestissimo
piacere di trastullarsi a suonare
per docili cigni e furbi gabbiani
– in cima ad un molo ventoso –
un’armonica, seduto su massi,
loro del tutto impassibili e muti.

 

 

 

 

PoetaMatusèl legge
BORA DI GIORNI BEATI

 

 

 
 
 
 

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ROSA NEI VENTI, TU, CRESCIUTA SUL VULCANO

 

Brezza di mare, tu,
non tramontana,
che in mari nordici
paventano intrepidi
pescatori di merluzzo;
nemmeno bora, che
a Trieste, nelle strade
di uno scordato Zeno,
d’inverno i tram ribalta.

 

Aria leggera, forse,
che allevia la calura,
quando cicale stanche
ormai non cantano;
lieve libeccio, forse,
oppure tiepido scirocco,
che ancora scalda il cuore
e fa volare i sogni
– residui di aquiloni –
di un poeta sciocco!

 

Ma forse sei il magma,
che dentro di me arrovescia
strati di lava immemore,
– polenta su un tagliere –
sopita in lunghi secoli
di tè bevuti tiepidi …

 

     

PoetaMatusel legge ROSA NEI VENTI …

 

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