NON VEDRÒ QUESTA VOSTRA PRIMAVERA

 

 

È assai magra consolazione il trovare
che la Piave ha ripreso il suo aspetto
che conoscevamo, persino con acqua.
Triste, mi accorgo di non sopportare
più la vista di questi paesaggi a me noti,
anzi, direi quasi cari, dopo un decennio.
Constato persino che mi sono sentito
molto più a mio agio in arie diverse,
fra teutoniche architetture, fra lemmi
e fonemi di ben altro ceppo, che pure
mi accolsero come un figlio perduto,
o un amico rifattosi vivo dopo anni.
Questi alberi e greti, prati e vigneti
dovranno salutare la nuova stagione
in mia non troppo notevole assenza.

 

 

PoetaMatusèl legge
NON VEDRÒ QUESTA VOSTRA PRIMAVERA

 

 

 
 
 
 

Prezioso Visitatore che mi leggi, un breve commento, anche solo un saluto, scritto qui sotto – o un ‘Mi Piace’ cliccato – non ti costa che un piccolissimo sforzo, però farà un GRANDE piacere a me, quando lo leggerò! Grazie.   :O)

 

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NUOVO DOLORE E VECCHI RICORDI (DI EUGENIO)

 

 

Avrei voluto aiutarti ancora a scendere
infinite, illogiche, non montaliane scale,
e tu, per niente mosca tu, per un poeta
– semmai, piuttosto occhio di falco –
con tacchi rotti o meno, di ritorno da
lunghe passeggiate con quel tuo cane
che non è mai stato mio o forse un poco.

Avrei voluto gironzolare ancora per
calli veneziane, dove io mi sarei perso;
o portarti di nuovo sui miei monti,
dove conosco io le geografie dei sassi,
dove yak impavidi ci sbarravano la strada;
lassù ripresentarti ai miei gioiosi gracchi.

Avrei voluto, forse, persino ritrovarmi
ad aspettarti sopra a un fosso brontolando,
mentre raccogli bruscàndoi o s-ciopetìn;
o ad ascoltare te che brontoli, mentre sei
tu che aspetti me, che scatto i miei milioni
di maledette foto di ricordi interminabili.

Ma sono condannato a scontare nuovi esìli!

 

 

PoetaMatusèl legge
NUOVO DOLORE E VECCHI RICORDI (DI EUGENIO)

 

* LINK * Clicca qui, per leggere la poesia di Montale
che avevo in mente…

 

 

 

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VIGLIACCA VENDEMMIA

 

 

Tramogge su ruote
lampeggiano al buio
e celano chicchi,
promesse di vini.

La notte inattesa
è un prato di fiori,
tra nuvole vuote
e Carri vicini.

Lontano, tra i picchi,
riposano capre;
e a valle le trote
in tiepide pozze.

La testa ormai pesa
per troppi pensieri:
partire o restare,
qua dentro o là fuori?

Poi, questo anomalo
vento che mormora, in
linguaggi nordici,
i sogni di ieri …

Ora di cogliere
grappoli, andarsene?
O stare legati,
così, “alla Pavese”?

 

 

PoetaMatusèl legge VIGLIACCA VENDEMMIA

 

Per capire “alla Pavese”, leggi la poesia
FUMATORI DI CARTA, di Cesare Pavese!

 

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