RILUTTANTE RIENTRO AL CAMPO BASE

Gazza sul pino – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

Oggi mi salutano, chiassose,
le mie gazze: Ben torni omai,
sembrano volermi gridare!
E i miei rondoni, gioiosi,
rattoppano sparse nuvole
che il vento ha appena strapazzate.
Mi fa festa, nella sua carrozzina,
il vecchio Günther e i miei gerani
sono sopravissuti alla siccità.
Nemmeno i passeri mi hanno
ancora abbandonato, benché
siano tutte esaurite le scorte
del mio ristorante aviario.
Fuori, scorazzano su monopattini
elettrici i nuovi zombie di questa
tragica era post-post-moderna,
loro che tra non molto saranno
del tutto incapaci, oltre di pensare,
anche di camminare, però convinti
di salvare in questo modo il Pianeta,
mentre invece estinguono soltanto
se stessi, la propria anima umana.
L’ascensore grande è di nuovo rotto
e qualche pazzo ha di nuovo sputato
su tutta la pulsantiera di quell’altro.
Ora è proibito tenere la bici in corridoio
e mi hanno perfino aumentato l’affitto.
Di nuovo da solo, mi trovo a pensare
se è così che davvero voglio vivere
il resto dei miei giorni ormai contati,
in questa ennesima, sia pure accogliente,
nuova patria di adozione recente.

 

Rondoni e nuvole - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

Rondoni e nuvole – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 
 

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DALLE NUBI, NON SOLO TEMPESTE

 

 

A   Gi

 

Imperversano ancora tremende tempeste,
non vedo tregua tra scure, profetiche nubi.
Oggi perfino lo storno sul tetto non fiata,
mi guarda soltanto, forse è lui che sa tutto.
Io di sicuro ben poco, magari atte formule
montaliane, da cui partire, sapendo almeno
che cosa non siamo, o cosa non vogliamo.

 

Mi sento parecchio come un certo signore
francese, su atolli remoti a morire d’inedia,
occhi bassi e le braccia conserte a pensare
alla gloria perduta, alle vite fulgenti passate.

 

Ma poi da medesime, tempestosissime nubi,
scendi anche Tu, solo quanto basta: quella
tua mano pietosa, insieme ai bellissimi occhi,
per elevarmi a ben altre sfere, dove nulla di
questo dannato sfacelo – marasma infernale –
può toccarmi, né ora né mai, perché scopro
che nuove, fatidiche Donne Angelo esistono!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
DALLE NUBI, NON SOLO TEMPESTE

 

 

 

 
 
 
 

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ATTESI CATACLISMI E MANI PIETOSE

 

 

Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;

– Alessandro Manzoni

A Laura

 

Guarda, il Piave quest’oggi è di nuovo
color caffelatte, con tocco di muffa,
e quest’autostrada, che porta di corsa
verso radiografie del torace, urgenti,
ormai la conosco davvero a memoria!

Sai, amavo guidare, ma ora è una noia
percorrere tanti chilometri senza capire
bene dove sto andando… o dove dovrei.
Mai mai come ora mi ero sentito, mai,
come se la vita più non mi appartenesse;
mai prima d’oggi avevo mai percepito
sensazioni di deriva, abbandono, apatia.

Eppure è già maggio: acacia e sambuco
– li vedi? – presenti all’appello, ma vorrei
solo mancare io stesso all’appello, tra poco.
Più brava, la Terra anche quest’anno rinasce
e avrei anch’io tanto bisogno di rinascita,
ma forse, per rinascere, prima bisogna morire?

Improbabile giglio, tutto giallo, tra l’erba spicca;
e vigneti a perdita d’occhio, ormai già vestiti
di uniformi livree di un bel tenero verde, gioioso.
Lentissimo traffico dà spazio alla meditazione,
mentre tituba l’ennesimo scroscio del giorno.

Contadina bestemmia: niente fieno, quest’oggi,
e l’erba tagliata, delusa, rimane distesa sul prato,
in attesa di quel temporale, che arriva tra poco,
tempesta di vita, che anch’io attendo, trepido …

Ma forse sei tu quell’angelo tenero, impavido,
mandato da divinità a me ormai sconosciute,
che mi prende per mano e mi porta alla luce,
in arie più respirabili – fossero anche di esìli!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
ATTESI CATACLISMI E MANI PIETOSE

 

* YouTube * Clicca qui, per vedere il breve video
da cui nasce questa poesia …

 

 

 

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NUOVO DOLORE E VECCHI RICORDI (DI EUGENIO)

 

 

Avrei voluto aiutarti ancora a scendere
infinite, illogiche, non montaliane scale,
e tu, per niente mosca tu, per un poeta
– semmai, piuttosto occhio di falco –
con tacchi rotti o meno, di ritorno da
lunghe passeggiate con quel tuo cane
che non è mai stato mio o forse un poco.

Avrei voluto gironzolare ancora per
calli veneziane, dove io mi sarei perso;
o portarti di nuovo sui miei monti,
dove conosco io le geografie dei sassi,
dove yak impavidi ci sbarravano la strada;
lassù ripresentarti ai miei gioiosi gracchi.

Avrei voluto, forse, persino ritrovarmi
ad aspettarti sopra a un fosso brontolando,
mentre raccogli bruscàndoi o s-ciopetìn;
o ad ascoltare te che brontoli, mentre sei
tu che aspetti me, che scatto i miei milioni
di maledette foto di ricordi interminabili.

Ma sono condannato a scontare nuovi esìli!

 

 

PoetaMatusèl legge
NUOVO DOLORE E VECCHI RICORDI (DI EUGENIO)

 

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che avevo in mente…

 

 

 

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