DI SOGNI, FORSE, SI PUÒ VIVERE!

 

 

A   Gi

 

Non hanno piantato, quest’anno, il ravizzone,
in quel campo che tanto invitava a sognare,
dove oggi invece appare solo desolazione.
Perché non si vedono né garzette né aironi
e tutto sembra solo spoglio e senza senso,
vuoto e insignificante in questi tristi giorni,
dopo la meraviglia di averti avuta accanto.
Si potrebbe forse anche vivere solo di ricordi,
se quei ricordi fossero tutti fatti di strette calli;
e chiassosi gabbiani in cima a pali; e tanto odiati
piccioni un poco ovunque; e la pioggerella
che non doveva bagnare libri; e la tua amica
per un momento una musulmana; e poi canali
dove leggere nei tuoi pensieri; e la tua voce,
sempre allegra e canterina; e la risata, fresca,
giovane, rallegrante; e quel sorriso, che regali
a tutti quanti; e quei tuoi occhi, completamente
indimenticabili! Allora forse basterebbe tutto
questo a continuare ancora a vivere veramente.

 

 

 

 

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DI SOGNI, FORSE, SI PUÒ VIVERE!

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VAGANDO PER VUOTE BATTIGIE

 

 

A   Gi

 

Ti prendo per mano e mi porti per nordici lidi,
dove spiagge deserte infinite, parche di sabbie,
ci accolgono con un abbraccio di alghe seccate
dal vento, che qui non dà tregua ai nostri pensieri.
Nessuno quassù ci conosce e questo ti piace,
perché altrove un idillio così sarebbe indecente.

 

Mi dici che riconosci i gabbiani di sempre
e sorrido, tacendo per non deluderti, sapendo,
da mezzo ornitologo, che questa è una specie
ben diversa da quelle nostrane di veneti lidi,
dove l’amore sarebbe, a dir poco, impossibile.

 

Eppur sono ancora convinto che certi Amori,
quelli che solo camminano in punta di piedi
e appena ti sfiorano il corpo con diafane dita,
però incendiano nel più profondo quell’angolo
d’anima che nulla e nessuno può estinguere più!

 

 

 

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VAGANDO PER VUOTE BATTIGIE

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* YouTube *“Sei la conchiglia” – Ricordando Gianmaria Testa

 
 
 
 
 

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NELL’OASI NOSTRANA DI SEMPRE

 

 

A Gi

 

Nel mio girovagare senza una meta precisa,
mi accompagnano il picchio invisibile, i corvi
e le gazze, poi del fagiano la rauca trombetta;
e, sempre immancabili, onnipresenti gabbiani.
Manca solo il padrone di casa, piccolo e mite
uccelletto dal nome improbabile: codibùgnolo.
Mancheresti anche Tu, eppure no, sei presente,
perché, sebbene lontana, accompagni – in tutta
questa impossibile pace – il mio passo distratto.
Grazie a Te, mi rigenero, qui si ricarica l’Anima!

 

 

 

PoetaMatusèl legge
NELL’OASI NOSTRANA DI SEMPRE

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VICINO A QUEL GIRO DI BOA

 

 

Bella estate? Quella la scrisse Pavese.
Finché sento cicale frinire, non vivo,
se non in uno stato semivegetativo,
in una specie di apnea, quasi completa.
Bene qui stanno solo i placidi cigni,
con la pancia nell’acqua, e i litigiosi
gabbiani, che bassi sorvolano i tetti…
Verrà poi l’autunno, col suo fresco
e quell’improvviso sparire dei rondoni
e i mille colori, da vedere per l’ultima
volta, sì, perché sarà questo il tempo
di arrivo a quel bivio, alla svolta
da prendere o dare a una vita che
di senso ormai sembra averne assai
poco, almeno in questo formato
presente, che solo va avanti per forza
di gravità e, se si muove, è per inerzia.

 

 

 

 

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VICINO A QUEL GIRO DI BOA

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BORA DI GIORNI BEATI

 

 

A Norma V.

 

Il vento dell’est questa notte,
che sferza con cavi pennoni,
facendoli urlare di rabbia,
ricorda notti molto lontane
vegliate nel porto, a Trieste,
quando la bora incessante
spazzava l’Androna Baciocchi.
Anime in pena di monsignori
pullulavano in vuoti passaggi;
io sognavo biondissime figlie
di capitani di lungo corso;
e che il mondo prendesse
davvero una rotta migliore.
Oggi, i sogni ormai restano
rari e la vita si è ripresentata
di nuovo coi panni di prima:
una sera di semplice serenità
può consistere nel modestissimo
piacere di trastullarsi a suonare
per docili cigni e furbi gabbiani
– in cima ad un molo ventoso –
un’armonica, seduto su massi,
loro del tutto impassibili e muti.

 

 

 

 

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BORA DI GIORNI BEATI

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