INCERTEZZE BEN CERTE

 

 

In un giardino di Kensington,
la signora Ava Gardner non
si degnava di raccogliere
i bisognini del suo cagnetto
e dopo le bombe dell’IRA
(da Harrods e altrove),
dal cielo piovevano neri
uomini-ragno dei servizi
speciali, efficientissimi.
Eppure, avevamo ben altre
certezze, oggi del tutto
insperabili, inimmaginabili.

 

 

 

 

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INCERTEZZE BEN CERTE

 
 
 
 

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Copyright © 2015 Guido Comin PoetaMatusèl – Belluno, Italy. All rights reserved.

 

 

 

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FUNERALE DA RIMANDARE

 

 

Cammino su foglie di vetro,
crepitanti ma tenui petardi,
pensando a una vita sprecata
procrastinando tutto, non solo
l’inevitabile epilogo, ovvio,
ma le azioni importanti, atti
che avrebbero, almeno in teoria,
potuto determinare rotte diverse,
verso più placidi lidi, tranquille
spiagge di sabbie dorate dai sogni
più sciocchi ed ingenui, magari,
però sempre calde, nei dodici mesi.
Non stare qui, un giorno alla volta,
ad arrovellarmi il vecchio cervello
su nuovi modi per sbarcare il lunario,
prorogando – amleticamente – partiti
da prendere, invece, con debita celerità!

 
 

 

PoetaMatusèl legge
FUNERALE DA RIMANDARE

 
 
 
 

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AUTUNNALE FARNETICARE

 

… E ripasso sul Piave
e penso ad acque diverse,
che potresti anche essere Tu,
ma saresti un’acqua
purificatrice, come quei sacri
fiumi dell’Hindustàn.
Allora, potrei forse
anch’io sublimarmi, come
un saggio aborigeno in tempi
non tanto lontani.

Fuggono, sulla sinistra,
ulivi a famiglie e cipressi
stipati; e nei prati di certo
futuri ma ignoti raccolti,
che sembrano foglie di pioppo,
però troppo bassi.
E il cuore, che incerto rimane:
se andare o restare.

E passo sui campi arati
di fresco, già pronti
per dare un bel pasto
ai chiassosi gabbiani;
e case che un tempo
sentivano grida di bimbi
e panciute massaie con
piccole mani sui fianchi.

E passo vigneti ormai
depredati dei grappoli,
dall’uomo o meccanici
ordigni o da grandine;
e trovo gli aironi sui
soliti fossi di sempre
e garzette, snelle scolte
vestite di bianco.

È quasi il tramonto
di un giorno sprecato
da politici infami, famelici,
che ci spingono inesorabilmente
dentro il malefico baratro,
mentre il mais ormai alto
racconta storie
di quando, bambini, felice
lui ci nascondeva.

In testa ai filari di viti,
i roseti guardiani
non serve ormai più
che si immolino;
ma resisti Tu, intanto,
mia rosa di ottobre,
forse presto ce ne andremo
via insieme!

Ora penso a come
anche Tu mi sei giunta
addosso di colpo, come
un mare in tempesta,
e io – naufrago recidivo –
mi sono goduto dolce-folle
pensiero di stare,
dopo il naufragio,
da solo con te sopra un’isola
che noi, entrambi,
fin da quando bambini,
sappiamo non c’è …

 
 

 
 

PoetaMatusèl legge
AUTUNNALE FARNETICARE

 
 

 

Da “I Versi dell’Airone”
di Guido Comin PoetaMatusèl
© 2014 Albalibri Editore

 

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