LE DONNE DELLE ISOLE

 

Racconti di maretta - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

Racconti di maretta … – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

A Mariateresa e Marlene

 

Le donne delle isole
hanno un fascino speciale:
profumano di scogli
e di agrumeti, di sabbia
e fichi d’India, di sere
di maretta e donate
dolci lacrime di sale.

Hanno un cuore grande,
che il mondo intero ama,
ma è grande anche la rabbia
loro, per ciò che il Mondo
– indifferentemente – nega,
ma poi ci ripensa e regala.

Le donne delle isole sono
anche maghe ammaliatrici,
subdole trappole per sciocchi
illusi, Ulisse inconsapevoli.
Profumano di monte e di
mirto; e possiedono occhi
e voci più rischiosi di
cento sirene, perché loro
altre non sono che le
nostre Donne delle Isole!

 

 

Elusiva sirena - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

Forse elusiva sirena – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

 

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LE DONNE DELLE ISOLE

 
 
 

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ALTRI PAESAGGI, STESSI SENTIMENTI

 

Nel folto del bosco - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

Nel folto del bosco – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

“Non perderti per niente al mondo
lo spettacolo d’arte varia …”

Paolo Conte

 

A Desara, sempre una Musa

 

Mentre il picchio nel folto del bosco
ripete incessante la sua tiritera – trita
musica, nemmeno seria percussione –
io penso che con te nei freschi boschi
non ci siamo mai passati, proprio mai.

Con te ho respirato l’aria di salsedine
della palude Stigia che ormai è il mare
nostro, l’Adriatico, nell’afa senza vento
di estati ormai lontane, di repentini
voli di gabbiani rochi e impertinenti.

Quegli altri paesaggi allora si prestarono
a sfondo o canovaccio per “spettacoli
d’arte varia” (come li chiama Conte)
di uno che s’era vagamente invaghito
di una bellezza vera, non appariscente,

eppure fresca e pura, solo irresistibile;
di due occhi troppo buoni per questo
mondo marcio, che ormai soltanto sa
rincorrere mere puttane, sedicenti belle
tutto trucco, smalto, plastica e silicone.

Ora il grande baratro d’anni che ci separano
rimane ahimè lo stesso, ma, più coraggioso,
forse potrei perfino parlarne con tuo padre,
magari solo dirgli questa cosetta semplice:
che l’Amore, come l’Arte, non si spiega!

 

 

Spoglie mortali di tante vite - Foto Guido Comin PoetaMatusèl

Spoglie mortali di tante vite – Foto Guido Comin PoetaMatusèl

 

 

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DOPO IL TERREMOTO, RICOMINCIARE!

 

 

A   Gi

 

Mi sento come potrebbe sentirsi un terremotato,
mentre vago tra immani macerie di Vita e tento
di capire che cosa potrei mai trovare che valga
la pena di essere ancora cercata, salvata, portata
con me in altre vite, che petulanti mi chiamano
già: ammiccano, invitano, come puttane sull’uscio
di bettole in porto di mare negli anni Sessanta.
Poi, mentre dispero e lascerei tutto, chiedendomi
ad alta voce se non sarei stato meglio anch’io là,
sotto quelle macerie, mi giunge folata di un alito
dolce che riconosco all’istante; poi segue la voce,
che sempre sorride e solo parla di Amore, anche
per tutto questo infernale marasma. E sono salvo!

 

 

 

 

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DI SOGNI, FORSE, SI PUÒ VIVERE!

 

 

A   Gi

 

Non hanno piantato, quest’anno, il ravizzone,
in quel campo che tanto invitava a sognare,
dove oggi invece appare solo desolazione.
Perché non si vedono né garzette né aironi
e tutto sembra solo spoglio e senza senso,
vuoto e insignificante in questi tristi giorni,
dopo la meraviglia di averti avuta accanto.
Si potrebbe forse anche vivere solo di ricordi,
se quei ricordi fossero tutti fatti di strette calli;
e chiassosi gabbiani in cima a pali; e tanto odiati
piccioni un poco ovunque; e la pioggerella
che non doveva bagnare libri; e la tua amica
per un momento una musulmana; e poi canali
dove leggere nei tuoi pensieri; e la tua voce,
sempre allegra e canterina; e la risata, fresca,
giovane, rallegrante; e quel sorriso, che regali
a tutti quanti; e quei tuoi occhi, completamente
indimenticabili! Allora forse basterebbe tutto
questo a continuare ancora a vivere veramente.

 

 

 

 

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DI SOGNI, FORSE, SI PUÒ VIVERE!

 

 

 

 
 
 
 
 

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VAGANDO PER VUOTE BATTIGIE

 

 

A   Gi

 

Ti prendo per mano e mi porti per nordici lidi,
dove spiagge deserte infinite, parche di sabbie,
ci accolgono con un abbraccio di alghe seccate
dal vento, che qui non dà tregua ai nostri pensieri.
Nessuno quassù ci conosce e questo ti piace,
perché altrove un idillio così sarebbe indecente.

 

Mi dici che riconosci i gabbiani di sempre
e sorrido, tacendo per non deluderti, sapendo,
da mezzo ornitologo, che questa è una specie
ben diversa da quelle nostrane di veneti lidi,
dove l’amore sarebbe, a dir poco, impossibile.

 

Eppur sono ancora convinto che certi Amori,
quelli che solo camminano in punta di piedi
e appena ti sfiorano il corpo con diafane dita,
però incendiano nel più profondo quell’angolo
d’anima che nulla e nessuno può estinguere più!

 

 

 

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VAGANDO PER VUOTE BATTIGIE

 

 

* YouTube *“Sei la conchiglia” – Ricordando Gianmaria Testa

 
 
 
 
 

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