PARADISO, NON PER CASO

 

 

(Un valzer veloce)

 

Nel turbinio di un frenetico valzer,
i tuoi capelli accarezzano il mio viso;
la lunga gonna pattina sulla pista,
le verdi dita si intrecciano alle mie.

Rit.    E tu non sai che cosa io non avrei dato
(bis)   per scivolare con te sul talco più a lungo…

Sento il sudore caldo sulla tua schiena,
ma le braccia sono chiare bucce di mela;
sento le tue ginocchia fra le mie gambe
e le tue labbra sono promesse di baci.

Rit.    E tu non sai che cosa io non avrei dato
(bis)   per scivolare con te sul talco più a lungo…

Biondissime ballerine, formose cantanti
mi distraggono ben poco dai tuoi occhi,
che divertiti e felici a volte mi scrutano
con un abbozzo di rimprovero bonario.

Rit.    E tu non sai che cosa io non avrei dato
(tris)   per scivolare con te sul talco più a lungo…

 
 

 

 

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PARADISO, NON PER CASO

 
 
 

  

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SOLITUDINE DI CASOLARI

Casolari vuoti e tristi
in mezzo alla campagna,
dove gli alberi ormai
la fanno da padroni,
ricordano acquerelli
che andrebbero dipinti.

Sopra i pioppi ingialliti,
in fondo alla pianura,
i monti i monti miei
ammiccano bianchi
di luccicanti nevi
e parlano di altri
progetti non finiti.

Continua questa vita,
un mero susseguirsi
di cose già iniziate
e poi mai portate
a termine, mai mai.

Così anche tu resti
una poesia rimasta
nella penna, un canto
mai uscito dalla bocca,
sinfonia improbabile,
bellissima, eppure
senza orchestrazione.

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MARMELATA DE ZHUCA

 

 

A Debora

 

Ho fat tanta strada par ti,
par sentir la to banda,
rivà sol par doi marce,
ma proprio le ultime doi!
Ma ho catà ’n bel soriso,
che sol te regala la musica;
gente simpatica e can;
marmelata de zhuca…

 

Quanti ricordi che torna
te la testa, ’na sera,
ricordi de me nona Gusta,
che fea la zuca tel forno,
(che bona!) e mi che, ’ncora
boceta, non capìe che che
’ste zhuche benedete le podea
aver fat par… eser “SANTE”!

 
 

 

PoetaMatusèl legge
MARMELATA DE ZHUCA

 
 

Il giovanissimo PoetaMatusèl, allora Guidino, con ‘nona Gusta’- anni ’50

 

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NETTUNINI … e non!

 

 

Vittorio recita avvincenti menù,
poetiche litanie in altre lingue.

Nettuno non ci accoglie col tridente,
ma una forchetta… per la pasta al dente!

Dona è un dono per il suo grande uomo
e per miti tartarughe nel bosco.

Ugo patisce poetiche pene:
è un deus-ex-machina, onnipresente!

Enrico somiglia un fachiro indiano,
appollaiato su un trespolo hi-tech.

Stefano cerca nascosti sentieri,
nei bui anfratti di un mondo-mistero.

Orietta, mitica, dolce guerriera,
conquista il mondo nel suo fuoristrada.

Diana, divinità, ma non di caccia,
però, forse, di qualche setta indiana?

Laura è l’aura, l’arietta di una sera,
che ci rinfresca, eppure scalda il cuore.

Dina e Tanya fanno i compiti in spiaggia,
donano amicizia e versi liberi.

L’assessore tiene tutti per mano,
oggi è lui il nostro grande ciambellano.

Anna sorride sempre mentre abbronza
ulteriormente l’impudico ventre.

Ivana incalza, microfono in mano,
un caronte per poeti adagiati!

Dante, che disturba mentre chiacchiera,
è zittito dall’ultimo arrivato…

Leveque contesta veementi poetesse,
per questioni imbrogliate, semantiche.

Iago, fin troppo bello, incravattato,
non trova Roderighi da fregare…

Giulia vi sembra un pavido uccelletto?
Esce fumo dalle nari anellate!

Claudia sul palco è un’artista da saloon,
o una dolce divinità dei boschi.

E la Poesia ci prende come un mare,
di Charles, ma senza chances per un ritorno…

E io? Vi scrivo questi parchi versi,
sia pur senza ornamenti per le genti!

 

 

 

 

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